Parto in casa, l'esperienza intima di una mamma che l'ha provato
Il parto in casa sta riscuotendo sempre più consensi fra le future mamme, la possibilità di vivere questa esperienza unica tra l'intimità delle propria mura domestiche è impagabile, ne abbiamo parlato con Giada che ha da pochissimo provato l'esperienza
Il parto è senza ombra di dubbio un’esperienza indimenticabile nella vita di una donna. Sia che si tratti del primo, del secondo o del terzo figlio questo avvenimento lascia un segno, e ogni futura mamma si prepara a questo momento cercando di renderlo il più naturale e indolore possibile. Proprio per questo, sempre più spesso tante future mamme si interessano al parto in casa. La tranquillità offerta dalle mura domestiche, la vicinanza con i propri cari e l’esclusività di avere un’ostetrica specializzata che ci segue per tutto il percorso sono fattori determinanti, l’intimità e la naturalezza che il parto in casa offrono ad una mamma sono impagabili.
Abbiamo chiesto a Giada, da poco diventata mamma di Maia, di parlarci della sua esperienza.
Ciao Giada, parlaci un po' di te…
Ciao a tutti, sono Giada, ho 26 anni e sono infermiera e mamma di tre bimbi: Ettore (3 anni e mezzo), Ambra (22 mesi) e Maia (quasi un mese). Quando sono diventata mamma il mio mondo ha subito un totale capovolgimento, e mi sono ritrovata catapultata in una realtà di cui non sapevo nulla e che in parte mi spaventava. Il babywearing è stato la mia salvezza e quando ho capito che era anche una passione ho deciso di formarmi come consulente del portare e guidare le mamme in questo meraviglioso mondo colorato, unendovi le mie competenze cliniche in ambito di allattamento al seno e il mio amore per l'ecologia e i pannolini lavabili.
È la tua prima esperienza di parto in casa?
Sì, è stata la mia prima esperienza. Avrei tanto desiderato partorire anche Ettore e Ambra in casa ma non mi è stato possibile. Uno dei criteri di sicurezza del parto a domicilio infatti è la distanza dal punto nascite ospedaliero e, visto che prima vivevo in alta montagna, non rientravo nei criteri necessari essendo che l’ospedale più vicino era ad un’ora e mezza di strada.
Cosa ti ha portato a scegliere il parto in casa?
La scelta è stata dettata dal desiderio di non allontanarmi dai miei figli grandi (la cosa più difficile del parto della mia seconda figlia è stata salutare Ettore, che aveva poco meno di due anni, per andare in ospedale), dal desiderio di vivere questo momento magico tra le mura della nostra casa nuova costruita letteralmente da me e dal mio compagno, ma soprattutto dalla volontà di avere un parto rispettato di cui sentirmi davvero la protagonista. I miei parti precedenti sono stati del tutto fisiologici, ma non mi sono mai sentita a mio agio con il personale ospedaliero. Mi sentivo un numero, e sentivo che per loro anche il mio bambino e il mio compagno lo erano; spesso nella realtà ospedaliera italiana si tende ad intervenire sul parto anche dove non ce ne sarebbe alcuna necessità, ed è quello che ho rischiato io - e in parte subito - durante le mie prime due esperienze. Io sapevo di saper partorire, il mio bambino sapeva di saper nascere, eppure mi sono sentita come se al centro del parto non ci fossimo noi due, ma la necessità di intervento del personale ospedaliero. Inoltre la situazione pandemia ha dato una spinta ulteriore alla decisione: non sopportavo l’idea di essere separata dal mio compagno nemmeno un istante, lui è sempre stato parte fondamentale dei miei precedenti travagli e parti, e l’idea di averlo per poco tempo, con una mascherina in faccia, di potergli dare solo un’ora con sua figlia appena nata, era inaccettabile per me.
Come ti sei trovata in questa prima esperienza?
È davvero difficile esprimere la gioia e il senso di rivincita che per me ha rappresentato questa esperienza, ma direi che l’espressione “un sogno diventato realtà” calza perfettamente.
Come hai scelto l’ostetrica che ti ha seguito durante la gravidanza e assistito durante il parto?
Sono stata seguita da due coppie di ostetriche. Ero stata contattata sui social da due professioniste dolcissime, che mi avevano proposto una collaborazione su incontri riguardo il tema ecologia e pannolini lavabili, quando ho scoperto che si occupavano di follow up di gravidanze a domicilio ho deciso che sarebbero state loro a seguirmi perché è stato amore a prima vista, così da inizio gravidanza al terzo trimestre mi sono fatta coccolare da loro. Però, per quanto riguarda l’assistenza del parto a domicilio, sono ancora in fase di formazione, quindi dal terzo trimestre sono state affiancate dalle loro ostetriche di riferimento, che si occupano del territorio dove vivo io.
Quanto costa partorire in casa?
Partorire in casa è costoso, ed è una spesa interamente a carico delle famiglie, comunque detraibile dal 730 come spesa sanitaria, poiché il SSN non riconosce ancora questa prestazione. Il costo del parto (che comprende la reperibilità dalla 37° alla 42° settimana di gestazione, le visite settimanali domiciliari dalla 37°, il momento del parto in sé e l’assistenza domiciliare quotidiana nel post parto per tutto il puerperio se necessario) oscilla tra i 2000 e i 3000 euro, cifra che varia da ostetrica a ostetrica, trattandosi di libere professioniste. Alcune regioni però, come Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Marche, province di Trento e Bolzano, si sono adeguate a questa nuova possibilità e rimborsano parte della cifra, fino a coprirne una parte sostanziosa. Essendo il costo non irrisorio, noi abbiamo chiesto ad amici e famigliari che avevano il desiderio di farci un regalo per questa terza nascita di contribuire alla spesa anziché fornirci regali materiali di cui non avevamo bisogno. Tra amici e parenti abbiamo coperto l’intera cifra.
Sappiamo che hai altri due bimbi, dove erano i fratelli maggiori mentre nasceva la piccola?
Dormivano. Il mio travaglio è iniziato intorno alle 19 di una sera di luna piena e temporale, mentre impastavo la pizza. Tra le contrazioni ho cenato, fatto il bagno ai bimbi, li ho messi a nanna e salutati con la promessa che il giorno dopo al risveglio avrebbero conosciuto il loro fratellino. Maia è nata alle 23. Eravamo pronti all’evenienza del parto in loro presenza, mi sarebbe anzi piaciuto regalargli l’esperienza di assistere ad un parto dolce e rispettato, tra le mura di casa e ben lontano dall’idea di nascita che trasmettono i film (ovvio loro ora non li vedono ma lavorando in questo campo mi sono accorta che spesso si arriva a diventare genitori aspettandosi solo luci, allarmi e fretta al momento del parto). Li avevo preparati e avevo spiegato loro cosa sarebbe successo, ad ognuno dei due con parole adatte alla loro capacità di comprensione. In caso avessero manifestato disagio o preoccupazione, avevamo il piano B di mandarli al parco giochi con la nonna. Maia ha deciso diversamente e va benissimo così.
Quali sono le condizioni necessarie per poter vivere questa esperienza?
La mamma deve essere in buona salute, a termine di gravidanza (quindi tra la 37° e la 42° settimana di gestazione), la gravidanza deve aver avuto un decorso fisiologico. Si deve essere ad una distanza massima di circa 40 km dall’ospedale più vicino in caso di necessità di spostamento. Come sei stata seguita nel post parto? Le ostetriche sono venute ogni giorno per i primi cinque giorni di vita di Maia a controllare me, lei, l’andamento dell’allattamento al seno, ad eseguire il test di Guthrie. Inoltre è venuta la loro pediatra di riferimento il giorno dopo la nascita, infatti il bambino deve essere visitato da un pediatra entro 24 ore dalla nascita. Abbiamo poi concordato che le visite per me non erano più necessarie, ma se lo avessi desiderato o loro lo avessero valutato sostanziale, avrebbero continuato a venire ogni giorno per ancora qualche settimana.
Hai qualche dritta da dare alle future mamme che volessero contattare un’ostetrica prima di scegliere il parto a domicilio?
Informarsi non costa nulla. Molte donne non prendono nemmeno in considerazione il parto in casa perché è socialmente e culturalmente reputato pericoloso. Le linee guida scientifiche ci dicono che, in presenza di una gravidanza fisiologica e delle condizioni sopra riportate, il parto in casa è sicuro AL PARI di quello ospedaliero. Inoltre informandosi si viene a conoscenza dell’esistenza delle case maternità, della possibilità di essere assistite a domicilio durante il travaglio e poi di essere seguite in ospedale dalla propria ostetrica, delle dimissioni precoci, e molte altre possibilità che non si conoscono semplicemente perché si da per scontato che partorire sia fattibile solo in ospedale.
… qualche riflessione sull’esperienza?
Ciò che mi ha colpito di più di questa esperienza è stata la continuità con la mia vita quotidiana e la nostra vita di famiglia: entrata in travaglio ho solo dovuto avvisare le mie ostetriche, e sono state loro a spostarsi per venire da me, non il contrario. Ho preparato la cena tra le contrazioni, ho cantato e gonfiato insieme ai miei bambini la vasca in cui poi ho partorito. Ho allestito teli morbidi, cuscini e candele nel mio salotto, aiutata dalle persone che amo, tra le pareti di casa mia. Ho dato la buona notte ai miei bimbi sapendo di non doverli salutare, di non dover decidere quando fosse giunto il fatidico momento dell’andiamo in ospedale. Ho partorito in salotto, ho dato alla luce la placenta sdraiata sul mio divano, avevo a portata di mano il mio bagno, il mio frigorifero, il mio armadio. Maia è nata, alla mattina i bimbi grandi si sono svegliati e l’hanno trovata lì. Come se ci fosse sempre stata. Il suo ingresso nella nostra famiglia è avvenuto in maniera talmente spontanea e naturale da farmi sentire come se nemmeno avessi partorito. Era stata una serata quotidiana, con una sorpresa stupenda alla fine.
seguici sui Social