Alto contatto e attaccamento sicuro: scopri il programma BabyBrains!
Ogni bambino desidera un legame che gli offra protezione, serenità, calore affettivo e sensibilità e imparerà a calibrare i suoi comportamenti in base alle risposte dell’adulto. Alto contatto e attaccamento sicuro entrano in simbiosi per creare un legame stabile e equilibrato. Scopriamo come
“Non tenerlo sempre in braccio e non correre ogni volta che piange, imparerà ad essere autonomo”, “Non è troppo grande per la fascia?”, “Guarda che se lo fai dormire con te, non lo sposti più dal lettone”... Quante volte avete sentito queste frasi? E quanto fastidio vi hanno procurato? Eppure sappiamo bene che dentro di voi, una fastidiosa vocina ha cercato di instillare il dubbio che potessero aver ragione, almeno in parte, e crediamo che in tante vi siate poste il problema se seguire o meno queste direttive, almeno una volta...
Magari l’ennesima volta in cui i bambini vi hanno seguito anche in bagno o quando hanno richiesto la vostra presenza per addormentarsi e riaddormentarsi (e riaddormentarsi… e riaddormentarsi), o quando non vogliono andare in braccio alla zia Cesira, che vi guarda con piccata disapprovazione, anche se non si ricorda nemmeno come si chiama il piccolo...
Quindi che fare? Davvero l’alto contatto può rendere i bambini troppo dipendenti da noi?
Ne abbiamo parlato con Giorgia Spano di Rolling Mamas, che da quando sono nati i suoi figli ha cambiato vita e ama definirsi una biologa specializzata nel materno-infantile, istruttrice Portare i Piccoli e referente BabyBrains. Ecco cosa ci ha raccontato.
La teoria dell’attaccamento
Le neuroscienze possono aiutarci a comprendere dove hanno origine indipendenza e autonomia; per farlo, però, è necessario prima capire cosa sia l’attaccamento. Che non è il contrario dell’indipendenza, anzi… Infatti un attaccamento sicuro pone le basi verso l’indipendenza e l’autonomia nei bambini come negli adulti. Ma partiamo dall’inizio: l’attaccamento è la relazione che si instaura, fin dai primi istanti di vita, tra un bambino e la sua figura di riferimento ed è anche il modo in cui i due interagiscono sulla base del loro legame affettivo. I primi due anni di vita sono il periodo più importante per la definizione dell’attaccamento.
Secondo John Bowlby, psicologo e medico britannico considerato il padre della teoria dell’attaccamento, i bambini cercano un’interazione con la figura di riferimento, che va oltre la sola ricerca di cibo. Ogni bambino desidera instaurare un legame per avere protezione, serenità, calore affettivo, sensibilità. In base alle risposte dell’adulto, il bambino imparerà a calibrare i suoi comportamenti, in modo che siano più efficaci nel garantirgli quel legame. Dal punto di vista evolutivo, l’attaccamento ha uno scopo adattivo: il bambino impara a rapportarsi alla figura di riferimento nella maniera più “idonea” per garantirsi accettazione, cure e, in definitiva, la sopravvivenza. Ma l’attaccamento non è una questione che si esaurisce nell’infanzia, infatti il rapporto che si instaura influisce sulle immagini che il bambino si costruisce del mondo e di sé stesso e che si porterà dietro anche da adulto.
Un bambino che viene ascoltato, rassicurato e accolto si percepirà meritevole d’amore, importante e in diritto di ricevere attenzioni ed affetto. Il bambino troverà normale esprimere bisogni ed emozioni, perché avrà fiducia che questi verranno presi in considerazione ed ascoltati. E sarà lui stesso ad accogliere i bisogni degli altri, perché questa è la modalità normale per lui. Questo è l’attaccamento sicuro.
Attaccamento e indipendenza
Il tipo di attaccamento che vive il bambino influenza anche le future certezze di indipendenza, autonomia e la tendenza ad esplorare. Molti studi dimostrano che un attaccamento sicuro è quello che non lega, non trattiene, non limita. Al contrario, fornisce una base dalla quale si può spiccare più facilmente il volo quando si è pronti e rappresenta un porto sicuro al quale tornare, se necessario. L’attaccamento sicuro dona ai bambini una fiducia di base che li accompagna negli anni e che stimola indipendenza e desiderio di esplorare perché li rende liberi, da una parte, dall’ansia di dover controllare continuamente di essere ancora amati e, dall’altra, dall’idea che si viaggia soli e senza rete di sicurezza. Per questo attaccamento (sicuro) e indipendenza non sono contrapposti, ma sono in grande sintonia.
Questo non significa che un bambino con attaccamento sicuro andrà in braccio a zia Cesira senza batter ciglio o che sarà felice del distacco dalla sua figura di riferimento. Anzi, la manifestazione di disagio in questi casi è proprio indice di questa tipologia di attaccamento, soprattutto quando il ricongiungimento porta conforto al bambino.
La presenza della figura di riferimento è fondamentale per lo sviluppo di un attaccamento sicuro. Esserci quando serve loro, dar loro sicurezza quando hanno bisogno, in modo che si sentano fiduciosi di esplorare in autonomia, ma anche evitare di imporre la nostra presenza quando non hanno bisogno di noi. In altre parole, non spingere i bambini e non trattenerli. E avere fiducia che, quando si sentiranno sicuri, saranno loro a voler spiccare il volo. Anche se non da zia Cesira…
L’alto contatto può facilitare l’attaccamento sicuro?
Alto contatto ed attaccamento non sono sinonimi. L’alto contatto è uno stile educativo, un modo di mettere in pratica la genitorialità. In alcune cose trae ispirazione dalla teoria dell’attaccamento e in effetti può agevolarlo, nel momento in cui l’alto contatto non viene considerato “solo” come l’ennesima lista di cose da fare con il proprio bambino. Allattamento, sonno condiviso, babywearing non sono il fine dell’alto contatto, ma un mezzo attraverso cui mettersi in relazione. Ciò che può mettere in collegamento i due aspetti è l’ascolto dei bambini, l’accoglimento dei loro bisogni ai quali l’alto contatto risponde con la vicinanza fisica ed emotiva, il contenimento, il contatto appunto. Ed è questa risposta e questa disponibilità ad favorire le richieste e le emozioni dei più piccoli ad essere la base di un attaccamento sicuro.
Prendiamo ad esempio il babywearing. Quello di contatto fisico è uno dei bisogni fondamentali dei bambini, al pari del bisogno di nutrirsi. Riconoscere questo bisogno, accoglierlo e rispondere fornendo vicinanza ponendo il piccolo all’interno di una fascia è senza dubbio un buon modo per far sì che il bambino si senta visto e accudito. Inoltre, portare i bambini è comodo anche per gli adulti e questo rende l’esperienza più piacevole e soddisfacente per entrambi. E se una cosa è piacevole, si è anche più predisposti e disponibili a ripeterla, con benefici per grandi e piccini.
Sicuramente l’alto contatto non è l’unico modo per lo sviluppo di un attaccamento sicuro, ci sono altre vie, altri stili educativi, altre azioni che possono portare a questo attaccamento. Ma, senza dubbio, non è in alcun modo di ostacolo, con buona pace di tutti quelli che hanno da ridire su questo.
Le neuroscienze in famiglia con BabyBrains®
Quello dell’attaccamento e dell’indipendenza è solo uno dei molti esempi che potremmo fare per mostrare quanto le neuroscienze possano essere d’aiuto nella quotidianità. Comprendere il funzionamento della mente è utile nella relazione con gli altri, ma diventa ancora più importante quando gli “altri” sono i nostri bambini. Il cervello dei bambini, infatti, funziona in modo diverso da quello degli adulti; per questa ragione non sempre riusciamo a comprendere del tutto i comportamenti che hanno. E che talvolta ci creano fatica, come quando ci seguono in bagno, mentre noi vorremmo solo riuscire a fare pipì in solitudine, ad esempio. Oppure quando sembra che ci stiano provocando e facendo del loro meglio per farci impazzire.
A queste, e molte altre questioni, può aiutarci a dare una risposta BabyBrains®, il programma di neuroscienze per famiglie approvato dalla Direzione della Facoltà di Psicologia dell’Università di Cambridge. Quello che ci è piaciuto di questo programma è che non è un “manuale di istruzioni” ma un ponte che collega in modo divertente, i laboratori di neuroscienze e le famiglie, per far conoscere meglio il funzionamento del cervello e poter così osservare con occhi diversi i comportamenti del TUO bambino nella sua meravigliosa unicità.
Maggiori informazioni su BabyBrains su Rolling Mamas o scrivendo a corsi@rollingmamas.com
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